“DAL GOVERNO NAZIONALE ALLE CITTA’. LE ‘INDUSTRIE’ DELLA CULTURA E DEL TURISMO PER IL LAVORO”
Venerdì 21 giugno ore 16 Salone degli Specchi presso Università Telematica “Pegaso” – Piazza Trieste e Trento n. 48 – 80132, Napoli –
INTERVENTO DI SALVATORE RONGHI
Responsabile Regionale Città Nuove Campania
Da anni lanciamo l’allarme sulla desertificazione industriale nel Sud e particolarmente a Napoli e in Campania.
E gli ultimi dati Istat non solo confermano questa drammatica realtà ma, se possibile, fanno emergere situazioni ancora più gravi causate dall’attuale crisi socio economica; da essi emerge che solo il 6% delle grandi imprese italiane ha sede nel Sud e proprio questa percentuale di imprese ha risentito, più del Nord, l’attuale crisi.
Non è un caso che, nei soli ultimi cinque anni, oltre 360 mila lavoratori sono stati espulsi dal ciclo manifatturiero e più della metà in Campania.
Complessivamente, in questi ultimi cinque anni, nel Sud un’impresa su dieci è stata costretta a chiudere aggravando notevolmente il gap storico negativo che ha prodotto una sempre maggiore forbice tra nord/ sud.
Ovviamente gli investimenti stranieri dalle nostre parti sono pari a zero, a causa della scarsa attrattività fiscale dei nostri territori, dell’eccessiva burocratizzazione e della mancanza di infrastrutture.
Aggiungiamo che al Sud i redditi sono più bassi rispetto al nord, tanto che il reddito pro capite di un cittadino di Milano doppia quello di un cittadino di Napoli, al punto che sembrano riproporsi, nei fatti, le gabbie salariali. A questo deficit di ricchezza è associato anche un deficit di benessere e vivibilità che vede nel Sud una peggiore qualità della vita e, in Campania, una mortalità precoce dovuta alla difficoltà nell’accedere alle cure sanitarie. Tutto ciò è racchiuso dal dato di Svimez per il quale il 35% delle famiglie del Sud è a rischio povertà e la disoccupazione reale supera il 28 % con punte fino al 35% soprattutto nella disoccupazione giovanile.
Se va male nell’industria, tanto da parlare di desertificazione industriale, non va meglio per le piccole e medie imprese e, particolarmente, nei settori del commercio e dell’artigianato. Negli ultimi dieci anni ha chiuso la serranda una bottega su quattro e, in questo ultimo biennio, la media della cessazione di attività è raddoppiata tanto che stanno scomparendo anche marchi e sigle storiche, mentre interi quartieri napoletani sono prede del sottoprodotto cinese a discapito della qualità e della salvaguardia della nostra produzione.
Una situazione drammatica fatta di disoccupazione e povertà che affligge il nostro Paese e le nostre città.
Come affrontarla?
Intanto io insisto nel dire che non tutte le politiche per il lavoro e per lo sviluppo nate nel Governo nazionale e nel Parlamento sono applicabili in tutto il Paese.
Il nostro è un Paese duale che richiede politiche diverse tra nord e sud per affrontare la crisi. Troppo diversi i territori, troppo diverse le opportunità, troppo diverse le vocazioni e le possibilità di sviluppo.
Ci vorrebbe un Parlamento più attento alle politiche di sviluppo adeguate alle diversità dei territori ma anche e soprattutto i territori devono fare la propria parte.
In tal senso, è fondamentale intervenire a sostegno del settore manifatturiero per bloccare la desertificazione industriale che condannerebbe definitivamente il nostro Sud. Allora sostegno alle imprese attraverso l’abbattimento delle tasse sul lavoro e sui nuovi assunti. Avviare le grandi opere mettendo a sistema le risorse dei fondi europei, migliorando e accelerando la spesa, investire sulle eccellenze e sull’immenso patrimonio rappresentato dai nostri giovani che oggi sono costretti ad emigrare.
Le Città devono partecipare da protagoniste al rilancio dello sviluppo socio economico dei territori individuando settori sui quali incentrare le politiche per lo sviluppo e per il lavoro.
In questo caso, Napoli, ma più ampiamente l’Area metropolitana napoletana, ha due ricchezze sulle quali investire: la Cultura e il Turismo, patrimoni preziosi che necessitano di interventi non estemporanei ma bensì omogenei e messi a sistema.
Il nostro immenso giacimento culturale e le nostre bellezze naturali e turistiche ci impongono di “condividerli” con i cittadini del mondo e di costruire su di esse la nostra economia e la nostra occupazione, sul modello di altri paesi europei che hanno tutto da “invidiarci”.
Il Turismo la Cultura possono far riaprire le nostre botteghe, far risorgere i nostri centri storici e i tanti meravigliosi borghi dell’entroterra.
I nostri 15 parchi regionali e i due nazionali, le nostre coste, le nostre città, ma anche il nostro mare, le nostre risorse termali, l’enogastronomia, sono risorse immense che vanno valorizzate ed utilizzate per fare economia. E poi, le nostre scuole, l’Università, che pongo le basi per la formazione culturale, valoriale e sociali della nostra ricchezza più grande, i giovani.
Dobbiamo ridare il “sogno del futuro” ai nostri giovani e frenare l’emorragia sociale verso la criminalità di tanta gente disillusa da chi ha il dovere di garantire città vivibili e pace sociale attraverso la certezza del reddito prodotto dal lavoro.
Bisogna garantire la sicurezza attraverso, non solo la repressione e l’azione meritoria delle forze dell’ordine, ma anche e soprattutto attraverso il recupero e il reinserimento nella società di chi ha sbagliato.
Per fare questo non bisogna aspettare sempre le iniziative dall’alto, ma tocca al governo regionale e ai governi delle città fare “sistema” ponendo fine alla speculazione politica a danno delle nostre risorse e potenzialità.
Noi di Città Nuove vogliamo scommettere su questo grande sogno e, da questo tavolo, ci aspettiamo opinioni, ma soprattutto proposte e impegno, ognuno per il proprio ruolo, per realizzare il grande sogno della normalità, dello sviluppo, del lavoro del Sud, di Napoli e della Campania.