L’Italia è in stagnazione e il Sud è in recessione. La disoccupazione aumenta così come l’emigrazione dei nostri giovani. La politica, invece di mettere in campo proposte sostenibili, litiga sul “nullismo”, si confonde e confonde le idee altrui peggio di una maionese “impazzita”. I pentastellati, seriamente avviati verso l’autodistruzione politica, oltre ad essere venuti meno a tutti i principi e punti del programma, ora si arrovellano nella rissa interna, cacciando chi, forse, si illude di essere ancora in un “Movimento” e non in un partito padronale per giunta di un comico ravveduto e corretto dal PD. Un PD dilaniato dalle correnti interne e dai venti esterni di Renzi che ancora pensa di costruire un “centro” quando, invece, non capisce che gli elettori “centristi” sono già oltre e cercano la “novità”, magari non prigioniera di un’Europa a trazione franco/germanica. Non è forse un caso che molti di questi elettori la “novità” la stanno trovando in Giorgia Meloni che, in piena coerenza con le proprie Idee e con la chiarezza delle proposte , offre l’occasione di costruire un vero Movimento Sovranista e, quindi, di nuovi Patrioti a difesa dell’identità , delle tradizioni e della cristianità, non solo dell’Italia ma dell’intero Occidente. La Lega, intanto, cresce ma continua ad essere un partito monocratico il cui programma non è chiaro, soprattutto per il Sud, anche perché è difficile comprendere una politica che agisce prevalentemente in rete, con una valanga di posti e di tweet. Questo è il vero nodo della politica italiana: fare politica “per” e nella “rete” e non per l’Italia e per il popolo italiano, composto da famiglie che, ogni giorno, combattono contro ogni tipo di problema, da lavoratori e professionisti in sempre maggiore difficoltà, da imprenditori che continuano a resistere, con sempre maggiore fatica, alla crisi economica e ad burocrazia ostile, da disoccupati che tentano di non arrendersi all’idea del becero assistenzialismo avanzato dai 5 stelle e cercano instancabilmente il lavoro. Queste persone non trovano in rete le risposte ai loro problemi e, spesso, sono costrette ad abbandonare il Paese. Ci sarà mai una classe dirigente veramente politica che alla propria poltrona preferisce l’impegno a favore degli interessi generali?
Salvatore Ronghi